Dal 2018 la vendita online delle Bibbie in Cina ha subito notevoli restrizioni. Ma la cosa non è finita lì: attualmente la censura relativa ad internet è divenuta da tale che anche i gruppi cristiani autorizzati dal governo ufficiale sono costretti ad usare delle abbreviazioni pur di non nominare il nome di Cristo.
A riferirlo è China Aid con sede negli Stati Uniti. Il Consiglio Cristiano della Cina e il Comitato del Movimento Patriottico delle Tre Autonomie delle Chiese Protestanti della Cina (entrambe organizzazioni religiose ufficiali approvate dal governo) hanno aggiornato i titoli e le descrizioni di tutti i loro libri sulle loro librerie ufficiali WeChat.
“Nel loro negozio WeChat ufficiale, non solo “Cristo” diventa “JD”, “Gesù” diventa anche “YS” e “Bibbia” diventa “SJ””, denuncia su Facebook Fuzeng Xing, decano del Seminario Chung Chi dell’Università cinese di Hong Kong.
La censura interessa, in generale, tutto il mondo dell’editoria. Stando a quanto riferisce Bitter Winter, i funzionari del Partito Comunista Cinese hanno messo in atto severe operazioni di controllo e perquisizioni nelle tipografie di Luoyang, nella provincia di Henan.
“Qualsiasi contenuto religioso rende la questione politica, non religiosa – ha detto il responsabile di un negozio della zona – . Sebbene gli striscioni per le strade dicano che alle persone è consentito il credo religioso, l’unica fede che possono praticare liberamente è quella del Partito Comunista ”.
Le rigorose ispezioni hanno portato molte attività a rifiutarsi di stampare, o addirittura fotocopiare, materiale religioso. Il rischio è davvero alto: dalle multe pecuniarie alla chiusura dell’attività.